
Lo svezzamento è una fase molto importante nello sviluppo e nella crescita di un bambino. Diverse sono le correnti di pensiero sul come affrontare la questione.
Uno degli aspetti da considerare nell’introduzione dei nuovi alimenti è la celiachia, una malattia legata all’assunzione del glutine.
Cos’è la celiachia?
La celiachia è malattia autoimmune portata da un’intolleranza al glutine e si può manifestarsi a diverse età.
Numerosi i sintomi e molto diversi tra loro: si va dal gonfiore addominale, alla diarrea, passando per una scarsa crescita nei bambini, disturbi del sonno e anemia.
Ma cos’è il glutine?
Il glutine è una sostanza presente in alcuni cereali come avena, frumento, farro, orzo, segale.
Per un celiaco ingerire questa proteina significa scatenare una reazione a livello della mucosa intestinale, che si infiamma e a lungo andare deteriora con un conseguente malassorbimento dei principi nutritivi, e una a livello immunologico.
Svezzamento: quando si deve introdurre il glutine?
Prima di tutto dobbiamo dire che non esiste un protocollo standardizzato da seguire.
Nel corso degli anni sono stati effettuati diversi studi per capire se l’introduzione tardiva o precoce del glutine potesse influire sulla comparsa della celiachia.
Per quanto riguardo lo svezzamento, in un articolo pubblicato a Marzo 2016 sulla rivista Journal of Pediatric and Gastroenterology Nutrition, viene dichiarato che l’introduzione del glutine precoce, ovvero meno di 4 mesi, o tardiva, cioè più di 12 mesi, non riduce la probabilità di sviluppare la malattia nei bambini a rischio.
Inoltre non influisce nemmeno sulla probabilità di sviluppare la malattia in soggetti non a rischio.
Mentre secondo uno studio svedese, l’introduzione graduale di glutine durante l’allattamento al seno sarebbe da preferire.
Questo vuol dire, in poche parole, che l’assunzione del glutine durante lo svezzamento, a qualsiasi età venga fatto, non va ad incidere sull’insorgere della malattia.
Mamma o papà celiaci: si o no il glutine per il proprio bambino?
Una domanda spontanea che sorge per dei genitori celiaci è quando e se introdurre il glutine nell’alimentazione del proprio bambino.
Non è così immediata la risposta, anzi è piuttosto articolata.
In fase di svezzamento e se il bambino è particolarmente piccolo, non è ancora possibile sapere se il proprio bambino è o non è celiaco.
Il primo passo è quello di verificare la presenza dei geni DQ2 e DQ8 del sistema di istocompatibilità.
Esistono dei kit commerciali per effettuare questo test.
Se il risultato è negativo vuol dire che non c’è una predisposizione genetica, perciò il proprio bambino non risulterà celiaco.
Se contrariamente il test risulta positivo, andranno eseguiti ulteriori accertamenti, ma non vuol dire che il bambino svilupperà per forza la malattia, bensì che è predisposto.
Quali cibi può mangiare un bambino celiaco?
La risposta a questo quesito è semplicissima: un bambino celiaco può mangiare qualsiasi alimento purchè privo di glutine.
Questo non significa che la sua dieta si debba ridurre a riso e patate, ma esistono oggigiorno davvero molte soluzioni per chi soffre di questa malattia.
Esistono diversi marchi di pasta senza glutine, merendine, pane, ma anche impanature, pizza, brioches… Insomma mangiare senza glutine non è davvero un problema.
Tra l’altro molti sono i supermercati che offrono prodotti senza glutine, facilmente riconoscibili grazie al logo con la spiga sbarrata apposto sopra alla confezione.
In mancanza di questo simbolo sarà sufficiente leggere nell’elenco degli ingredienti se è presente la scritta “Senza glutine”.
Attenzione a non far consumare ad un bambino celiaco un alimento che riporti espressamente la dicitura o il logo: se anche fosse fatto di materie prime che in natura sono prive di glutine, la lavorazione in luoghi e laboratori contaminati rendono quel prodotto non adatto ad un celiaco.
In poche parole, la celiachia non impedisce una vita normale e se il vostro bambino ne è affetto niente paura: basterà abituarsi a consumare solo cibi privi di glutine e a proporre le tante alternative in commercio.
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