
Perdere un bambino in gravidanza, durante il parto o immediatamente dopo la nascita genera un trauma che viene conseguentemente vissuto a tutti gli effetti come un lutto.
Si parla di lutto perinatale che nel mondo ha interessato – nel 2015
2,6 milioni bambini nati morti dopo le 28 settimane di gestazione, mentre in Italia- secondo dati istat 2013 – l’incidenza di morte intrauterina è di 3,5 bambini su 1000 nati vivi.
Lutto perinatale
Cos’è il lutto perinatale?
Cosa accade davvero quando uno di quei 3,5 bambini su 1000 è il nostro?
Cosa succede quando si sente pronunciare la frase: “mi dispiace, non c’è battito”?
Quando un piccolo cuoricino smette di battere, il silenzio è straziante ed urla così forte che le persone attorno non possono fare a meno di stare in silenzio.
Quando un piccolo cuoricino smette di battere anche il mondo attorno a lui si ferma, per un attimo.
Il tempo perde la sua connotazione ed i genitori che vivono quest’esperienza si ritrovano come sospesi, a metà tra la realtà ed un incubo, il peggiore degli incubi.
Sospesi, incapaci di vivere il presente perchè ancora troppo legati al passato e proiettati in un futuro che ormai non esiste più.
Quando un piccolo cuoricino smette di battere, per una mamma ed un papà nulla ha più senso…
Un sentimento di smarrimento, inadeguatezza, impotenza li pervade.
Le aspettative di creare una nuova famiglia vanno dissipandosi, l’idea di un roseo futuro si tinge di nero, o forse si fa persino fatica a vedere un futuro perchè quello che idealmente era stato costruito non esiste più…
Parlare di lutto perinatale significa il vivere e affrontare una perdita che non è solo quella del proprio bambino, ma anche del progetto e dell’idea di futura famiglia che non sarebbe più stata la sola coppia.
Ecco quindi che diventa di fondamentale importanza che il personale sanitario sia in grado si supportare in modo adeguato coloro che si trovano ad affrontare questa situazione.
La perdita di un figlio, sia esso “solo” un feto, è comunque una perdita ed il lutto va vissuto ed elaborato.
Sia che si tratti di aborto spontaneo, morte endouterina o neonatale, ciò che ne deriva è un’esperienza traumatica e drammatica che va gestita.
Per precisione,
L’OMS nella decima revisione della Classificazione Internazionale delle Malattie (ICD-10) differenzia la perdita durante la gestazione nel seguente modo:
1. Aborto spontaneo. Si riferisce a feti di meno di 22 settimane di gestazione e/o con peso inferiore a 500 grammi.
2. Morte fetale intermedia. Comprende i feti tra le 22 e le 28 settimane di gestazione e/o con peso tra i 500 e i 999 grammi.
3. Morte fetale tardiva. Riguarda le morti dei feti di almeno 1000 grammi di peso e/o maggiori di 28
Lutto perinatale: cosa fare dopo la perdita
Il passo immediatamente successivo, una volta dichiarata la perdita, è l’espulsione del bambino dal ventre materno.
Questo può avvenire sia normalmente con parto naturale che con parto cesareo o raschiamento, a seconda dell’epoca gestazionale.
Durante questo procedimento, ma anche successivamente, è fondamentale l’empatia di medici e ostetriche.
Dopo la nascita, i genitori possono richiedere – e deve venir loro concesso -di vedere il proprio bambino e trascorrere del tempo con lui.
In genere, si suggerisce anche la possibilità di conservare un ricordo del bambino.
Perdere un bambino: a chi rivolgersi
Una parte fondamentale dopo la perdita del bambino è il vivere e elaborare il lutto.
Per far ciò è possibile rivolgersi a psicologi qualificati che sappiano affrontare la delicata questione del lutto perinatale.
Inoltre è possibile rivolgersi ad associazioni come CiaoLapo Onlus nata con l’intento di fornire aiuto medico e psicologico a tutti i genitori che hanno dovuto affrontare un lutto prenatale o perinatale
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