
Le misure contenitive imposte per affrontare l’emergenza Coronavirus ci hanno portati non solo ad una reclusione di mesi, ma anche allo sviluppo, in alcuni, della sindrome della Capanna.
Cos’è la sindrome della Capanna
La sindrome della Capanna anche detta sindrome del prigioniero è un’esperienza già descritta all’inizio del XX secolo e riguarda il fatto di non voler più uscire all’esterno, in questo caso dalla propria casa.
Durante il periodo di quarantena ed isolamento si è sviluppata una paura verso il mondo circostante e la realtà, e questo frena o addirittura blocca le persone a tal punto da non permettere loro di uscire liberamente.
Secondo la Società Italiana di Psichiatria sarebbero circa un milione gli italiani a soffrirne a seguito de lockdown.
Diciamo però che non si tratta di un vero e proprio disturbo mentale, ma piuttosto di una particolare condizione momentanea non ancora riconosciuta completamente a livello psicologico e scientifico.
Come si manifesta
Una sensazione di paura, insicurezza, tristezza e ansia che si fondono insieme al solo pensiero di dover uscire e lasciare il proprio nido.
Ecco come si manifesta la sindrome della capanna.
Altri sintomi piuttosto comuni possono essere:
- difficoltà di concentrazione e scarsa memoria
- stanchezza generalizzata
- irratibilità
- paura
Le nostre case, che sono state anche le nostre prigioni in un certo senso, si sono trasformate in un posto sicuro, che ci ha tenuto al riparo dal Coronavirus, perciò ora uscire all’esterno genera timori.
Il virus ancora in circolazione fa sì che la persona ritenga essere più sicuro il fatto di stare in isolamento, sebbene privo di libertà, piuttosto che correre il rischio di uscire e ammalarsi.
Ricordiamoci inoltre che la sindrome della capanna non colpisce solamente gli adulti, ma anche i bambini che possono quindi accusare lo stesso malessere appena descritto.
Come superare la Sindrome della Capanna?
Non esiste una cura o un metodo miracoloso per superare in men che non si dica la sindrome della capanna.
Anzi, piuttosto il contrario: uno dei primi suggerimenti è proprio quello di darsi del tempo e fare le cose un passo alla volta, magari affrontando piccole uscite per poi andare a ampliare i propri orizzonti.
Diventa importante anche porsi degli obbiettivi: oggi esco e vado fino a lì, domani invece un po’ più in là.
E’ indispensabile ascoltare il proprio corpo e prendersi cura di sé soddisfacendo i propri bisogni.
Se a lungo andare, nonostante i tentativi di ritorno alla “vecchia normalità”, i sintomi ed il malessere peggiorano invece di migliorare, allora è necessario chiedere aiuto e rivolgersi ad uno psicologo.
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